Don Primo Mazzolari è nato al Boschetto, frazione di Cremona, il 13 gennaio 1890 da genitori legati alla terra da motivi di lavoro e di atavico attaccamento. Ben presto, nel 1899, la famiglia, che si componeva di due figli, Primo e Peppino, e di tre figlie, Colombina, Pierina e Giuseppina, si trasferì a Verolanuova. Qui Primo Mazzolari rimase ben poco: a dieci anni, seguendo la vocazione sacerdotale, entrò nel seminario di Cremona dove proseguì gli studi fino all’ordinazione che gli venne data da monsignor Giacinto Gaggia il 24 agosto 1912. Dopo pochi mesi fu inviato come vicario a Spinadesco, e subito dopo, richiamato in seminario a Cremona come insegnante di Lettere. Scoppiata la Prima guerra mondiale, vi partecipa con il fervore dei giovani in quel momento. Congedato nel 1920 andò parroco a Bozzolo, provincia di Mantova, ma diocesi di Cremona, dove cominciò ad assumere posizioni di difesa dei diritti dei poveri. Nel 1922 venne nominato parroco di Cicognara, «il paese delle scope». Qui iniziò la sua opposizione al fascismo. Nel 1932 fu inviato nuovamente a Bozzolo e nel 1949 fondò e diresse il periodico «Adesso» la cui pubblicazione fu sospesa nel 1951.
Nel 1957 predicò la Missione a Milano, chiamato dal cardinal Montini. Con l’elezione di Giovanni XXIII entrò nella chiesa una ventata nuova e le idee di don Primo ebbero piena cittadinanza. Il 5 febbraio 1959 venne ricevuto in udienza privata da papa Roncalli: l’accoglienza che egli ebbe dal Pontefice, come disse al ritorno a Bozzolo ad amici e parenti, lo ripagava di ogni amarezza sofferta. Morì il 12 aprile 1959 nella casa di cura San Camillo di Cremona. Ma le sue idee camminano ancora.
Impegno con Cristo
Ci impegniamo noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.
Ci impegniamo, senza pretendere che gli altri
si impegnino con noi o per conto loro,
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo senza giudicare chi non si impegna,
senza accusare chi non si impegna,
senza condannare chi non si impegna,
senza cercare perché non si impegna,
senza disimpegnarci perché altri non si impegnano.
Ci impegniamo e sappiamo di non sapere nulla su alcuno,
né vogliamo forzare la mano ad alcuno,
devoti come siamo al libero pensamento di ogni spirito.
Noi non possiamo nulla sul nostro mondo,
su questa realtà che è il nostro mondo di fuori,
poveri come siamo e come intendiamo rimanere
e senza nome.
Se qualcosa sentiamo di potere è su di noi:
il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi ci mutiamo,
si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.
L'ordine nuovo incomincia se qualcuno si sforza
di divenire un uomo nuovo.
La primavera comincia con il primo fiore,
la notte con la prima stella,
il fiume con la prima goccia d'acqua,
l'amore con il primo segno.
Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci.
C'è qualcuno o qualcosa in noi più forte di noi.
Ci impegniamo per trovare un senso alla vita,
a questa vita,
alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni
che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore:
un utile che non sia una delle solite trappole
generosamente offerte ai giovani
dalla gente pratica.
Si vive una sola volta e non vogliamo
essere giocati in nome di nessun piccolo interesse.
Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
non ci interessa la donna se ce la presentano
come femmina soltanto,
non ci interessa il successo né di noi,
né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.
Abbiamo il cuore giovane e ci fa paura
il freddo dei marmi e delle case.
Non ci interessa né l'essere eroi,
né traditori davanti agli uomini
se ciò ci costasse la fedeltà a noi stessi.
Ci interessa perderci per qualche cosa,
per qualcuno che rimarrà
anche dopo che noi saremo passati
e che costituisce la ragione del nostro trovarci.
Ci impegniamo a portare un destino eterno nel tempo,
di sentirci responsabili di tutto e di tutti,
di avviarci sia pure attraverso lunghi erramenti,
verso l'Amore,
che ha diffuso un senso di poesia in ogni creatura,
dal fiore al bimbo,
dalla stella alla fanciulla,
che ci fa pensosi davanti a una culla
ed in attesa davanti ad una bara.
Ci impegniamo non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura,
ma per amarlo,
per amare anche quello che non possiamo accettare,
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